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Leone Èfrati è stato un campione del pugilato italiano. Un peso piuma di grande cuore e temperamento. Nel 1938 sfiora il titolo mondiale negli Stati Uniti, mentre in patria viene cancellato dagli annuari sportivi fascisti e dai giornali. Rimosso perché ebreo. Restare in America sarebbe la scelta più sicura, ma dopo la promulgazione delle leggi razziali decide di tornare a Roma per essere vicino alla moglie Ester e alla famiglia. Ed è in Italia che viene tradito e consegnato ai nazisti. Lo deportano ad Auschwitz e poi a Ebensee/Mauthausen, dove una squadra di kapò e di SS lo massacra di botte per aver difeso il fratello.
Nel 1947 sarà un bambino a rendergli per primo giustizia. Romoletto, dieci anni, il figlio di Leone.
Opera pubblicata con il patrocinio della Fondazione Museo della Shoah
VINCITORE PREMIO BANCARELLA SPORT 2024
Finalista Premio Letterario Sportivo INVICTUS 2024
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